Colloqui psicodiagnostici

Nell'accezione più ristretta del termine si intende ...quel tipo di colloquio che si svolge tra uno psicologo ed una persona, che in questo caso chiameremo paziente, che si rivolga direttamente o venga inviato allo psicologo stesso, per qualche problema o disagio psicologico, riconosciuto dalla persona stessa o da altri... (A. Lis e coll., 1991, pag. 89).

Tale colloquio si compone di una parte anamnestica, nella quale vengono raccolte le informazioni riguardanti la storia di vita del paziente, per le quali possono anche essere eventualmente coinvolti nel processo i familiari, gli amici o colleghi dello stesso.
Essa contempla anamnesi familiare, anamnesi della condizione della salute fisica, anamnesi psicologica e psicopatologica.

L'anamnesi psicologica e psicopatologica si articola nell'esplorazione dei diversi momenti evolutivi della vita del soggetto quali iprimi anni di vita, rendimento scolastico, pubertà e adolescenza, attività sessuale, rapporti interpersonali, situazione lavorativa, abitativa e familiare, abitudini di vita, personalità premorbosa, eventuali episodi patologici precedenti, episodio psicopatologico attuale.

Un colloquio psicodiagnostico ben condotto dovrebbe rispettare quanto più possibile le seguenti finalità: attenzione del clinico incentrata sulla problematica psicologica che ha condotto la persona alla consultazione, interesse preminentemente rivolto al paziente nella sua totalità come persona portatrice di sofferenza, elaborazione di un profilo complessivo volto ad approfondire e a correlare il sintomo o la problematica lamentata con la struttura di personalità, le modalità più adattive con i tratti patologici, le forze dinamiche ed evolutive con quelle statiche e/o involutive, che descriva quindi le caratteristiche generali della persona, differenziando gli aspetti più stabili e consolidati da ciò che si configura come una modalità reattiva del momento particolare, pervenire ad una ipotesi diagnostica in un numero limitato di colloqui, la consapevolezza da parte del clinico che, a conclusione del processo di consultazione, il paziente ha diritto di ricevere una restituzione che lo informi su quanto emerso e sulla decisione presa dal clinico, e che questa debba essere comunicata nel rispetto del grado di comprensione, di maturità e sensibilità del soggetto e non deve assolutamente essere presentata come un verdetto inappellabile, anche nelle situazioni più gravi.

L'importanza di tale strumento risiede nella possibilità che esso offre di conoscere in maniera diretta la dinamica relazionale del soggetto esaminato.
Il suo impiego a fini diagnostici e prognostici si basa su un principio fondamentale: che quanto la persona porta di sé nel corso dell'incontro all'interno di un setting definito non è avulso dalla sua quotidianità.
Nel corso del colloquio il soggetto offre uno spaccato di sé, per quanto attiene le sue proprie dinamiche relazionali, le proprie disposizioni, che può essere generalizzato, con le dovute cautele, a quella che è la sua modalità tipica di essere quotidianamente nel mondo oltre la porta del nostro studio.
Con ciò detto non va però trascurato né dimenticato che la persona che ci sta di fronte ricopre più ruoli a seconda del contesto in cui si trovi in un dato momento.